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UN ELEZIONE

DI MEMBRI DEL PARLAMENTO

IN INGHILTERRA

del Signor

GIUSEPPE PECCHIO ·

VOLUME UNICO

ROMA

PRESSO ALESSANDRO NATALI

1848.

Br 143.22

HARVARD COLLEGE LIBRARY
H. NELSON GAY

RISORGIMENTO COLLECTION
COOLIDGE FUND
1931

#

AI LETTORI

Mentre che si stanno preparando le elezioni dei Deputati della nostra Camera, ho giudicato che non fosse inopportuno di mandare al pubblico una ristampa di quest' operetta del Pecchio, dov'è descritta maestrevolmente e in modi lucidi e popolari l'elezione d' un membro del Parlamento in Inghilterra. Non credo che sia disutile in quest' occorrenza al nostro popolo, ch'è nuovo nella libertà, l'imparare a conoscere la condotta i modi, che un popolo vecchio nella libertà suoJe tenere nell'elezione dei suoi rappresentanti.

e

E per fermo chi si faccia a leggere questo libretto resterà grandemente maravigliato dal vedere come quegl' Inglesi affaccendati e mercatanti quanto altri mai, pure venendo i giorni dell' elezione mettano da banda ogni altra faccenda, ogni altro pensiero: e non pure i grandi specolatori e i negozianti, ma gli operaj stessi che vivono alla giornata, abbandonino tutti il loro posto e le loro bisogne; e uno uno solo sia il pensiero, una la faccenda a cui di quei giorni tutti danno mano: l'elezione. Quindi nasce la voglia di do

mandare: come va dunque, che quel popolo cosi legato e stretto agl' interessi materiali e incallito al lavoro, con tanta alacrità e con tanto chiasso corre all'elezione; mentre per l'opposito noi, nepoti d'un popolo che fu principio e specchio dell'antica civiltà, il quale nelle sue assemblee e comizii dettava leggi al mondo; noi dico sciolti alfine dai ceppi d' una tirannide secolare, con tanta tiepidezza e quasi dissi indifferenza ci a apparecchiamo a ripigliare l'esercizio del nostro diritto elettorale, a rientrare nella vita politica, a costituirci un'altra volta?

Pur troppo il vizio di lunghe abitudini servili, ele tracce le quali lascia tra noi il despotismo politico, che incancreniva le masse nel turpe egoismo e nell' apatia per la cosa pubblica, pur troppo si riconoscono e si fanno sentire anche in mezzo a questo nostro miracoloso risorgimento, di che un esempio così bello e così vivace non ha la storia delle nazioni. Veramente un popolo taglieggiato e diviso a minuzzoli, battuto e straziato da tutti i prepotenti dominatori d'Europa, e dal loro perfido accordo; in tempi di fiorente civiltà condannato a marcire nella servitù e tenuto inceppato e stretto dalla forza brutale dello straniero, dalla forza morale della superstizione, dalla protervia e crudelta de'suoi regoli: questo popolo che ringiovanito ne' patimenti di lunga espiazione e rinfrancato dalla fede in Dio e nel suo diritto si leva subitamente come un sol uomo a ricon

quistare la sua indipendenza, la sua unità, la sua libertà; nei giorni solenni in cui queste tre grandi conquiste viene effettuando colla celerità e coll' impeto della folgore; questo popolo potrebbe per avventura non parere tanto incolpabile, se distratto e divagato si presentasse a queste elezioni che direi quasi provinciali. E tanto maggiormente chi considera, che il fatto grande, il fatto capitale da cui tutto dipende, quello dell'indipendenza, non è ancora consumato; ancora le belle contrade sono contristate dal crudo straniero e spendono ancora sudori e sangue i nostri generosi fratelli che lo cacceranno di là dall' alpe.

Nondimeno io non credo che la presente negligenza delle cose interiori dello Stato nostro, tuttochè per un verso scusabile, debba andare esente dai severi rimproveri dei buoni cittadini. Imperocchè la guerra che si combatte nella Lombardia da tutta Italia versatasi addosso ai barbari, non è buona ragione per dire che noi, che rimaniamo a casa, dobbiamo starcene intanto colle mani alla cintola a sospirare e a far voti per loro. Di certo noi dobbiamo pensare alla guerra, e pensarci efficacemente, concorrendovi con quante forze e con quante risorse possiamo: ma in aspettazione dell'esito, che non può non esser propizio, essendo chè la ricostruzione della nazionalità italiana sia un fatto solenne,

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